FROM ITALY to DAKAR via Chinguetti-2a parte

Tappa 6 Boujdour-Dakla km 440
Siamo vicino alla costa, ma non riusciamo a sentire la presenza dell’oceano.

Anche oggi farò il viaggio sul 4×4, sono un po’ giù di morale, forse devo pareggiare la fortuna di non aver patito nessun “effetto secondario” l’anno precedente..ma tantè!

imageUna dura pista piatta ci attende, alcuni mezzi a due ruote toccheranno i 150 km/h. Paura!……

Il discorso cambierà alla comparsa di un forte vento che ci colpisce lateralmente. Un color sabbia pervade l’orizzonte e si fa tutt’uno con il terreno.

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Questa sarà probabilmente una concausa del ribaltamento di un 4×4 pajero che dovrà terminare anzitempo il suo viaggio.
Con l’organizzazione banchettiamo nell’interno di una casupola incontrata sul percorso, probabilmente i soli a mangiare scatolette senza ingoiare troppa sabbia.Faremo gli ultimi chilometri percorrendo la vecchia pista costruita dagli spagnoli, durante la loro colonizzazione, un pezzo di storia scorre sotto i nostri tasselli. Dakhla risulta un traguardo importante del viaggio perchè è il punto che sancisce il termine del Marocco Challenge.

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L’albergo che ci ospita è molto bello per gli standard africani, ma la serata ci apparirà un po’ triste. La famiglia di Stefano dovrà puntare il muso del bel toyotone verso Tangeri: ci avevano preso gusto ed ora sono veramente dispiaciuti di dover rientrare al lavoro.

 

 

 

Tappa 7 Dakla-Buo Lanouar km 332

imageOggi ci aspetta un tratto d’asfalto lungo e piatto perchè non esistono alternative per giungere al confine.Così decidiamo di porre tutte le moto sui carrelli per risparmiare gomme e motori.

Scattiamo la classica foto al cartello del tropico del cancro e noto, con dispiacere, che è stato sostituito. Quello dello scorso anno era molto più in stile africano e prendo atto che l’occidentalizzazione avanza imponendo le proprie regole.
Anche oggi il vento vuole tenerci compagnia. Memore dei ricordi del precedente anno so per certo che stiamo sfrecciando a qualche centinaio di metri da una splendida falesia ma purtroppo siamo avvolti in un mondo color sabbia che ci impedisce di goderne la vista.
A 200 km da Dakhla ci attende un albergo/ristoro, inaspettato considerando il contesto. Un’ampia struttura a doppio piano in stile coloniale, dotata di parco botanico, ci accoglie per il tajin di turno.
I confini, nella gran parte, si distinguono per la vicinanza dei controlli doganali dei due Stati confinanti, ma questo non è esattamente quello che avviene tra gli stati del Marocco e della Mauritania.
Scaricate le moto dai carrelli e superate le pratiche doganali marocchine, veniamo catapultati per una decina di minuti in un terreno senza tempo e storia:Siamo su uno sterrato costellato di pile di gomme e di carcasse d’autoveicoli, ci troviamo nella famosa “terra di nessuno”, una lingua di terra su cui i due Stati confinanti non rivendicano alcuna giurisdizione.

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Sembra d’assistere a fotogrammi di un film di guerra post nucleare, le emozioni che provo sono estremamente controverse, il fascino del luogo cela una certa aurea di insicurezza .Un leggero sussulto pervade il corpo, percorro il tratto con il battito leggermente accelerato: è il mio secondo passaggio, ma sono sempre felice quando riesco a scorgere la bandiera verde Mauritanese.

Usciamo dalla dogana accompagnati da un folto gruppo di soldati che ci scorterà sino al campo della notte. La loro presenza non ci lasciarà più sino al confine senegalese ma, ad ogni modo, questo mai interferirà con qualsiasi attività del convoglio.

Tappa 8 Buo Lanouar-Azougui km 475
Il grande giorno è arrivato, sono emozionato, faremo una pista che vide epici scontri tra piloti d’altri tempi, come Auriol e Neveu, nella Parigi-Dakar dell’ 87. Ci attendono 475 km di sola sabbia…. sarà molto lunga.

imageMattia e Cristian che sino ad oggi non hanno saltato alcun tratto, decidono di non affrontare con il bmw 800gs una pista così impegnativa. Potranno avere incontri veramente “bizzarri”. E’ una tappa rettilinea, non prevede alcun taglio, né di percorso né vi è possibilità di tagli su bitume, visti i pesanti mezzi ho condiviso la scelta ponderata. Parto con John e Francesca, oggi dobbiamo essere uniti per supportarci l’un l’altro.

imagePurtroppo nei primi km sUi nascondono le maggiori insidie,siamo accolti già alle sette di mattina da una sabbia mollissima che scoraggia la forte determinazione di Francesca che , benché giovane, si è sempre dimostrata assolutamente all’altezza in ogni situazione.

Dopo un veloce summit, decide di tornare indietro, sarà accompagnata dal compagno John, ci diamo appuntamento a Akjoujt. Sebbene con motivazioni diverse, siamo tutti tristi.
Viste le condizioni di solitudine e di lunghezza opto per una guida prudente e conservativa, godendomi le meraviglie che il paesaggio mi regala.

Questa pista, famosa per la sua ubicazione, corre infatti adiacente ai binari del treno più lungo del mondo, con i suoi 3 km di vagoni carichi di carbone. Quando lo intravedo in lontananza mi posiziono in imageprossimità dei binari: ho tutto il tempo, si avvicina molto lentamente, preparo la macchina fotografica, ci saluta con un grande sbuffo, perderò il conto dei vagoni. Emozionante quanto stucchevole.
Riparto, una pista semplice ma con molte vasche di sabbia traditrici mi mantengono costantemente accorto, quando posso galleggio sui bordi pista per avere un terreno più uniforme.

Dopo 200 km quasi in solitaria trovo finalmente il carrello con le taniche per il rabbocco carburante e visto il consumo maggiore su sabbia ne sono molto lieto.

imageAccorcio i tempi della fermata, mangio una barretta, riempio il camelbak e via. Riesco così ad unirmi ad un gruppo di mono leggeri, sono 5 svizzeri , hanno un buon passo, faremo un bel tratto assieme.Ogni tanto dobbiamo risolvere qualche problema.

Viaggiamo lungo una pista molto varia, spesso preferiamo, visti i grandi spazi, raccordare i way point, scegliendone la linea retta più corta. In questi tratti l’erba cammella, una piccola collinetta di sabbia con maggior consistenza riconoscibile da ciuffi d’erba alla sua sommità, ci provoca qualche piccola caduta, per fortuna senza conseguenze.

imageI km scorrono, possiamo scorgere, già da distante, la vista dei maestosi monoliti di Ben Amira e Aicha. La leggenda racconta una loro storia d’amore e alcuni artisti, in passato, si sono dati appuntamento ai loro piedi per creare nuove opere.

Non abbiamo molto tempo da dedicarvi, ancora troppi km ci separano ed il tempo scorre inesorabile. Puntiamo al villaggio/crocevia di Choum dove il treno carica parte del materiale minerario. Qui una marea di ragazzini ci inseguono con una veemenza senza pari.
Sono rimasto solo, la moto non mi dava confidenza e ne scopro ben presto il motivo: ho la ruota anteriore bucata. Faccio il punto: la gomma non è completamente a terra, la camera spessa mantiene una discreta consistenza e decido di ripartire per non perdere ulteriore tempo.

imageProcedo più’ lentamente, un dosso di sabbia molle mi tradisce, cado e mi insabbio alla grande. Per fortuna riesco a far fermare un 4×4 della carovana, in 4 persone riusciamo a liberare il ktm dalla morsa di sabbia.
La cavalcata prosegue su un terreno più duro e semplice, mancano ancora 110 km, mi compare la luce della riserva, ho consumato troppo. Sono solo, con una gomma bucata, 60 km d’autonomia stimata, da dietro da circa un ora non mi raggiunge nessuno ed inizia ad imbrunire. Ammetto di provare un certo nervosismo, dico sempre “mai da solo, è pericoloso” ed io non faccio alcuna eccezione. Per fortuna i soliti svizzeri mi appaiono ad un bivio, avevano sbagliato strada, concordiamo di proseguire assieme. Il mio battito cardiaco può nuovamente rallentare. Terminerò la benzina quando oramai è giunto il buio. Attendiamo i rifornimenti e dopo una mezz’oretta compare all’orizzonte una scia di luci. Come una serpe luminosa, la colonna dei 4×4 si avvicina, lentamente.

Rabbocco la benzina che mi permetterà di arrivare giusto al campo dove alloggeremo in un gruppo di bungalow.

imageLa giornata non è ancora finita, dopo un rapido pasto mi cambio la camera bucata ed alle 24, finalmente, mi posso godere un meritato riposo, sono stanco ma soddisfatto.

 

 

Tappa 9 Azougui-Chinguetti km 363
Nel campo c’è fermento, carichiamo lo stupendo ktm 690 rally di Pedro sul carrello. Ieri è arrivato dolorante ed i medici hanno riscontrato una frattura di tibia e perone e purtroppo dovrà abbandonare. Parto e compio il primo errore della giornata: il rabbocco del giorno prima è stato insufficiente per arrivare al benzinaio. Dovrò attendere un mezzo per farmi dare un litro di benzina. Mentre faccio rifornimento lascio le luci accese e scarico la batteria: comprendo subito che oggi sarà una dura giornata. Parto nella speranza di ricaricare la batteria, così facendo perdo il gruppo.

imageOramai è la norma, affronto tranquillo una semplice sterrata per Ouadane, con tanto di cartello che indica 110 km di sterrato! Il tratto scorre senza intoppi, alcune alte colline ci fanno da cornice ed arrivo al punto di rifornimento volante rilassato.
La vista è magnifica, ci troviamo a Ouadane, antico centro di scambio con tanto di roccaforte.

Mentre mangio veniamo attorniati dagli immancabili ragazzini, con i loro visi sereni si dimostrano sempre interessati.

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Mi accingo a visitare Guelb El Richat, una naturale struttura di sabbia e rocce dalla forma circolare, praticamente una serie di grossi cerchi concentrici con un diametro massimo di 50 km.
Una cattedrale nel deserto molto significativa se fotografata dai satelliti.

imageLa pista è un mare di sabbia, molle ed infido, le tracce sono poco chiare, perdo spesso la via, ho qualche problema con il GPS, che da un paio di giorni, sempre alla stessa ora, fa le bizze. Il percorso è univoco, e così il ritorno risulterà più semplice.

Gli ultimi 150 km che affrontiamo sono meravigliosamente emozionanti.

Basse dune attendono di essere cavalcate, non c’è’ pista, rilievi sinuosi ci esortano a lanciare le moto a 100km/h. Per svariati km mi lascio trasportare da questo moto ondulatorio, che ricorda vagamente le montagne russe per alcuni schiacciamenti durante le discese.

imageMai distrarsi,veniamo richiamati alla massima attenzione quando da una sommità intravvediamo poco sotto noi una lingua di grosse pietre e riusciremo a rallentare appena in tempo. Ci fermiamo per uno spuntino, le ordinate ondine delle dune ci fanno da corollario. Sono rapito dalla loro perfezione geometrica, ne rimango come ipnotizzato.

Gli ultimi km di pista per arrivare a Chinguetti sono altrettanto meravigliosi. Taglierò il traguardo posto proprio fuori il camp Lodge du Maure Blue ancora con la luce mentre un materasso posto a terra dentro una camera in muratura mi trasporterà verso le braccia di Morfeo, dopo aver ottimamente pasteggiato nel ristorante del campo.Unico rammarico non aver avuto tempo di visitare Chinguetti, una città protetta dall’Unesco per le sue antiche bibblioteche.

Tappa 10 Chinguetti-Akjout km 333
La giornata inizia alle 4 di mattina, i miei compagni di giaciglio, spagnoli, per niente provati dalla stanchezza del percorso, decidono di puntare una improbabile sveglia all’ignaro loro amico chiamato “schizzo”, per mostrarmi le sue reazioni mattutine. Il personaggio al suono della sveglia, come un automa, inizia senza battere ciglio la vestizione del motociclista. La scena è assolutamente di fantozziana memoria, ma dopo un minuto gli confessano lo scherzo e torniamo a dormire placidamente.

imageOggi vengo affiancato al motociclista rimasto senza “socio” che guida un ktm 690 rally. Io sono un po’ preoccupato: l’ho visto guidare ,va molto forte, troppo per il luogo, e dunque gli preciso che il ritmo sarà tranquillo.

 

Partiamo ed è ovvio che quando sai di avere un socio valido tendi a dare più gas. Stacchiamo in breve gli altri motociclisti, sono preoccupato, non sono al limite ma rispetto ai giorni precedenti la sicurezza è sicuramente inferiore.

imageSiamo partiti su piste di sabbia molle, le gomme sono parecchio sgonfie, incrociamo, come da roadbook, un tratto molto sassoso e taaac. Ho nuovamente forato l’anteriore.

Questo evento significherà la separazione dal mio socio e questo, da un certo punto di vista, mi rilassa. Proseguo con passo attendista perchè sono sprovvisto di camere di scorta, andate perdute in una caduta il giorno precedente.
Percorrerò 100 km prima di venire raggiunto dal gruppo di motociclisti baschi che mi cederanno la loro unica bomboletta gonfia e va. Grandi.
Riesco così a rimettermi a regime e proseguo senza grossi problemi insieme a loro in una pista in mezzo alle colline sabbiose. Ci divertiamo ma mai abbassare la guardia.

imageVediamo da lontano alcuni mezzi fermi ed assistiamo ad una scena che fa gelare il sangue. Il mio ex socio è disteso per terra, cosciente, con due flebo infilate nelle braccia. Nella discesa, fuori percorso, di una duna verticale è incappato in un cumulo di sabbia molle che gli ha procurato l’impuntamento del mezzo con un successivo pericoloso capottamento. Fortunatamente nel primo veicolo sopraggiunto vi erano due partecipanti medici operativi al pronto soccorso, che prontamente, senza attendere i medici dell’organizzazione, sono stati in grado di stabilizzare il traumatizzato. Le condizioni sembrano stabili e andrà tutto bene, ma lo spavento è commisurabile al luogo dell’incidente. Riparto leggermente scosso perchè anche se non è la prima volta che vedo una scena simile resto sempre colpito nel vedere un uomo a terra. In essa c’è l’essenza della nostra effimera fragilità.

imageUn improvviso tratto di fetch fetch mi procurerà un leggero insabbiamento che mi porterà a concentrarmi totalmente sulla guida.

Al termine della pista un villaggio difeso da un oasi arroccato ai piedi di una collina mi incanta lo sguardo. Sarebbe una naturale e perfetta location per un film desertico.

Il mezzo assistenza ci aspetta al termine della pista. Rifornisco mezzo e corpo, poi un asfalto molto vario mi porterà alla meta finale e sono felice di guidare sul bitume. Al campo troverò ad aspettarmi Joh, Francy, Cri e Mattia e finalmente siamo nuovamente uniti. Mi racconteranno le avventure e le grigliate di pesce a Nouakchott, ma non sono invidioso: io ho sul groppone 1000 km di sabbia. Nel mentre arrivano notizie confortanti della Tac del malcapitato. Bene.

Tappa 11 Akjout- Nouakchott km 400
E’ destino. Joh si sveglia con la febbre, è stato male tutta la notte, sceglie di arrivare alla capitale mauritanese via asfalto.

imageViaggiamo uniti, nel primo tratto, piuttosto semplice e veloce, possiamo dare libero sfogo alla cavalleria.

In uno di questi tratti perderemo il buon Cris che senza gps e tracce è partito per una tangente senza controllarci. Lo troveremo più tardi. Nella seconda parte ci attendono diverse sacche di sabbia molle, per l’immensa gioia della Francy.

imageArriviamo in spiaggia, all’altezza di un classico villaggio di pescatori, Tioulit. Magnifiche barche colorate sono deposte in spiaggia con i loro vistosi colori, le bandiere verdi svolazzano libere sulle tutte le prue.

E’ ancora presto, la bassa marea arriverà tra un’oretta, ne approfittiamo per banchettare in riva al mare con le nostre amate scatolette. Ci gustiamo il favoloso panorama.

imageIntorno a noi una moltitudine di uomini è indaffarata nei preparativi, si riparano reti, barche ed attrezzi, scopriamo dal vivo quanto sia difficile far attraccare una di queste barche, e quanti uomini debbano collaborare per concludere l’operazione.

Un forte odore di pesce pervade la riva, tutti svolgono un compito, anche i bimbi fanno la loro parte, occupandosi di eviscerare i pesci appena scaricati dalle barche.
L’oceano si ritira lentamente, l’emozione di correre sulla battigia, respirando il penetrante odore di mare, è inebriante, un senso di profonda libertà ci pervade.

imageIncrociamo gruppi di gabbiani che mangiano sulla spiaggia e solo al nostro incalzare si leveranno in volo, permettendoci il passaggio.

 

 

imageNelson ci consiglia di raggiungere la città via spiaggia. Le macchine non riescono a passare perché una grande barca, oramai arrugginita, ostruisce totalmente la riva. La vista mi ricorda la triste immagine di un’immensa balena spiaggiata.

imageVivremo ancora qualche emozione quando, nascosti da una duna, si para davanti a noi un gruppo di militari con tanto di fucili. Spieghiamo il motivo della nostra presenza e dopo la telefonata del capitano al comando otteniamo il permesso per proseguire. Nouakchott ha un traffico veramente caotico e la situazione, già di per sé impegnativa, è accentuata dalla presenza sul manto stradale di gruppi di animali liberi. Mai visto niente di simile. La serata si conclude nella pittoresca camerata dell’albergo che sfoggia sul soffitto una raffinatissima tela su sfondo rosso vivo raffigurante il personaggio disneyano Topolino. Ne nasceranno leggende, ma questa è un’altra storia.

Tappa 12 Nouakchott-St.luis km 291

John si sente meglio, finalmente siamo tutti presenti,viaggiamo incolonnati su una strada asfaltata, ci godiamo il magnifico paesaggio di stile desertico.

imageSulla via incrociamo molti villaggi, la popolazione avvolta nelle folkloristiche tuniche azzurre mauritanesi sorride al nostro passaggio, i bimbi ci accolgono con forti grida, incitandoci.

 

 

 

imageBen presto entriamo nel territorio del Parco Nazionale De Diawling, dichiarato dall’UNESCO patrimonio naturale dell’ umanità sia per il grande numero di uccelli che vi trovano riparo, sia per la presenza dei facoceri e di caprini vari.

Alcuni esemplari di “pumba” ci taglieranno pericolosamente la strada.

imageSul grande lago salato, ambiente naturale durante l’emigrazione dei fenicotteri rosa, scorgiamo in lontananza diverse chiazze rosa, segno inconfutabile della presenza dell’animale.

 

Ovviamente nei pressi di un lago esiste la remota possibilità di mettere le ruote dove non sarebbe troppo consigliabile farlo.
imageCristian s’inventa una nuova via, dove rimarrà bloccato, appesantendo la moto di un tremendo fango-cementoso. Ci vorrà una lunga straw ed una decine di robuste braccia per liberare il mezzo.

Arriviamo alla dogana di Rosso e coaudiuvati dall’interprete locale svolgiamo le noiose pratiche burocratiche.

I vu’ comprà presenti ci circondano per la prima vendita. Tutti parlano italiano ed è difficile resistere alle loro insistenze: pantaloni dai toni sgargianti vanno a ruba per 5 euro, come per altro magliette e bandiere senegalesi.image
Una moltitudine di giovani si aggira tra i mezzi del convoglio, le scene cui assistiamo sono innumerevoli, da gruppi di ballerini improvvisati a giovani che desiderano sedersi sulle nostre moto. Alcuni distribuiscono materiale didattico ai più piccoli. Il loro sguardo ci colpisce.
La discesa a St. Luis è particolare, siamo preceduti da un mezzo della polizia che a sirene spiegate ci accompagnerà sino all’albergo prescelto. Non passeremo inosservati.
imageAmo St. Luis, città’ di pescatori. Mi rapisce con i suoi forti colori, con le sue pittoresche barche colorate, con i visi sorridenti dei suoi abitanti, si coglie un’atmosfera di festa perenne che sa contagiare anche noi turisti “particolari”.

L’albergo scelto fa da contraltare ad alcune abitazioni che abbiamo incontrato nei giorni precedenti. Qui ci trattiamo alla grande, abbiamo

persino la piscina in cui solo Cri e Mattia, beata gioventù, troveranno il coraggio d’immergersi. Mi soffermo ad ammirare la vista sul mare, e lascio viaggiare liberi i pensieri.

Una botta di benessere ci travolge, ci permettiamo di ordinare una bottiglia di vino nero pasteggiando a bordo piscina. Sublime.

 

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Tappa 13 St.luis –Lac Rose–Dakar km 220
Dormire in una bella stanza accogliente, con un bagno lindo, aiuta ad affrontare l’ultimo giorno con rinnovata tranquillità.

Parto prima della carovana, mi fermo nei pressi del centro città, scatto qualche foto alle barche, gruppi di giovani mi circondano, attratti dal mio abbigliamento.
imageLe sirene, che preannunciano l’arrivo della carovana, mi destano. Ci immetteremo immediatamente in un lungo tratto di strada sterrata, dove potremo ammirare rari appezzamenti di colture senegalesi.

imageIl percorso si tramuta in pista sabbiosa, è un tratto usato solo dai locali per il commercio tra villaggi, non sono molto abituati a vedere il passaggio degli occidentali. Inizierò un simpatico siparietto con un gruppo di giovani intonando un canto ritmato ad ogni passaggio dei mezzi. Incredibile la predisposizione al canto ed al ballo di questo popolo.

imageIl team Italia ha avuto pochissimi guai meccanici, ma quando la moto di Francy perde trazione proprio quando la meta è ormai vicina, ci assale una certa preoccupazione. Togliendo la copertura del pignone, scopriamo che rimane ben poco dei denti originali. Optiamo per tirare al massimo la catena, inshallà!

imageNei pressi della spiaggia ci apprestiamo a vedere l’unica vera duna del Senegal , la duna di Lampuor. Incredibilmente durante il tragitto rischio almeno un paio di frontali con gli altri partecipanti. Confesso di rimanerne un po’ deluso.

imageIl tempo scorre e pur in condizioni non ottimali decidiamo di ripartire, lambendo le onde. Il terreno incute rispetto , dobbiamo guidare a pochi metri dalle onde, ogni tanto capita di sbagliare ed entriamo troppo allegri dove ancora il mare non ha avuto tempo di ritirarsi. E’ fantastico.

Sulla spiaggia incontreremo il mondo, dai carretti trainati dai muli, ai pescatori, alla moltitudine di barche, insomma una vita rigogliosa ruota attorno al mare.image

A pochi km da Dakar dobbiamo puntare verso l’interno, per circumnavigare il famoso Lago Rosa. Qui la moto di Francy, guidata da John, è arrivata allo stremo delle sue possibilità. John si lancia a folle velocità in un tratto senza gps, perderà la via e comparirà solo due ore più tardi dopo aver sostituito il pignone.
Sono le 18 ed il gruppo riesce a tagliare il traguardo posto sulla spiaggia di Dakar. L’emozione è fuori controllo, siamo felici, nessuno si è fatto male, le moto hanno retto benissimo e ci abbracciamo come fratelli.

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Immortaliamo il momento in tutte le possibili posizioni, concludiamo improvvisando persino l’intervista dei partecipanti.

Voglio ringraziare i miei ragazzi e Stefano’s family, sono stati tutti veramente fantastici, non è semplice mantenere il controllo sotto pressione e loro ci sono sempre riusciti. Grandi. Ora possiamo pensare al futuro, per sognare nuove emozioni

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Articolo e Photo di Marco Marengo

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