LA STORIA DELLA MOTOCICLETTA

Iniziamo una serie di articoli dedicati alla motocicletta dando importanza alla nascita delle case motociclistiche italiane che hanno fatto storia!

La Nascita della motocicletta

L’ingegnere tedesco Gottlieb Daimler è considerato l’inventore della motocicletta.
Nel 1885, infatti, Daimler costruì e fece funzionare su strada la prima motocicletta.
Questo prototipo era un biciclo di legno con motore a benzina.
Precedentemente un francese di nome Chapius aveva costruito un biciclo con motore a vapore.
In ogni modo si ritiene che Daiimagemler sia l’inventore della motocicletta perché nel tempo perfezionò il suo prototipo e fu il primo a tentare una produzione industriale….

Nel 1896 anche l’inglese Holden inventò una bicicletta a motore; ma stavolta il motore non era più a due tempi ma a quattro tempi e con il freno sulla ruota anteriore. La ‘motocicletta’ di Holden fu la prima quattro cilindri nella storia della moto.
Nel 1898 i fratelli Werner applicarono un motore a benzina al cannotto di una bicicletta. La trasmissione avveniva attraverso una puleggia e una cinghia di cuoio motore direttamente sulla ruota anteriore, aveva una potenza di ¾ di cavallo e raggiungeva la velocità di 35 km/h. Un ‘bolide’ per l’epoca!
Gli stessi fratelli Werner, poi, nel 1901, costruirono una bicicletta con motore centrale e trasmissione sulla ruota posteriore. A questo prototipo fu dato per la prima volta il nome di ‘motocicletta’.image
Dall’inizio del 1900 in Italia e in Europa cominciarono a sorgere ditte artigianali che producevano motociclette. In Italia si possono ricordare: la Gilera nata nel 1909, la Della Ferrara nata nel 1913 e la Guzzi nel 1921.

Anni ’20

Quando la motocicletta compare sulle strade italiane due furono le reazioni della gente:esaltazione o maledizione.
Per quelli che la esaltano, la motocicletta è simbolo di velocità, di coraggio e di ardimento.
Insieme all’automobile e all’aeroplano viene esaltata dai Futuristi, come simbolo della modernità.
Per guidarla servono forza e accettazione del rischio, doti che appartengono ai giovani. La moto, quindi si colloca nell’immaginario giovanile e maschile. Quelli che consideravano la moto una macchina infernale erano quelli che guardavano in negativo ai cambiamenti della società.
Naturalmente la moto in questi anni viene usata solo da una piccola parte della società, ricca e giovane.

Anni ’30

Con gli anni ’30 incomincia a strutturarsi una vera e propria industria italiana della moto, e si intravede la possibilità di una motorizzazione più massiccia degli italiani, non più ristretta a pochi ricchi.
Nascono nuovi modelli di moto che si diffondono sulle strade italiane, tra cui i primi sidecar.
Nascono le prime vere corse in moto, e con esse, i primi piloti “eroi” come Tazio Nuvolari.
Questo momento positivo, però, fu interrotto dallo scoppio della seconda guerra mondiale.
image
Il secondo dopoguerra

Il secondo dopoguerra vide l’esplosione dell’uso delle due ruote come mezzo di mobilità di massa. Per tutti gli anni ’50 e nei primi anni ’60, la moto, la motoleggera (antenata del motorino) e lo scooter, si può dire che “misero in cammino” l’Italia. Abbandonata la bicicletta, l’Italia delle campagne e delle fabbriche (contadini ed operai) si affida per spostarsi a vari tipi di moto.
Sono gli anni in cui si realizza la prima vera e propria motorizzazione di massa, con vari modelli turistici o con i più tranquilli scooter.
Questo è stato, di conseguenza, anche l’unico periodo storico in cui nell’immaginario collettivo la moto non era necessariamente associata all’essere giovane, né era vissuta come un lusso. Per la prima volta la moto era solo un mezzo di mobilità e trasporto.
Nel corso degli anni ’50 e ’60, grande fu il trionfo dell’industria della moto italiana sia nel campo della produzione e vendita sia in quello sportivo. Lo stile delle moto all’italiana ( Guzzi, Gilera, Ducati, Benelli, Laverda, Parilla, ecc.) si impose per affidabilità, stabilità, semplicità nella manutenzione e nella guida, sbaragliando completamente le rivali inglesi come la Triumph e quelle tedesche come la BMW. Le moto giapponesi dovevano ancor nascere.
Gli scooter, Vespa, Lambretta o Galletto furono un fenomeno tipico dell’industria italiana, sino a divenire come il caso della Vespa un vero e proprio mito italiano.
Questo periodo d’oro, però, fu breve perché alla metà degli anni ’60 cominciò il fenomeno della motorizzazione di massa automobilistica che tolse spazio alle moto.
image
La fine degli anni ‘60 e gli anni ‘70

Con la diffusione di massa dell’automobile, l’industria motociclistica ha un vero e proprio crollo, e la motocicletta perde il suo ruolo sociale di mezzo di mobilità e di trasporto e ridiventa “espressione” delle generazioni giovanili.
Sul modello americano la moto diventa per alcuni tipi di giovani “la compagna di viaggio e di vagabondaggio” che si guida con sentimento e ragione e a cui si fa manutenzione con le proprie mani. Contemporaneamente sul mercato italiano ed europeo compaiono le moto giapponesi.
In conclusione con gli anni ’70 la moto riprende, nell’immaginario collettivo, la connotazione giovanilistica che, poi, non ha più abbandonato sino ad oggi.

Gli anni ‘80

Durante gli anni ’80 la moto mantiene la connotazione giovanilistica ma non è più la “compagna di viaggio”. La moto tipica degli anni ’80 è la “finta replica della corsa” o la gigantesca enduro (ad esempio l’Honda Transalp) che si guida con forza. Il nuovo motociclista, infatti, è “macho” e con la moto dimostra la sua mascolinità. Nell’immaginario collettivo il motociclista è giovane ed è un duro che con la moto deve quasi incutere paura, timore.
Negli anni ’80, però, inizia anche una nuova motorizzazione di massa che riguarda i ragazzi di quattordici anni. Inizia, infatti, l’era del motorino per gli adolescenti. L’Italia ebbe quasi il monopolio assoluto nella produzione di motorini (famosi il Ciao e il Si). Da questo periodo in poi, il motorino, per gli adolescenti, è diventato una presenza importantissima prima nei sogni e poi nella vita vera.
image
Dagli anni ’90 ad oggi

Con gli anni ’90 è iniziato ancora una nuova motorizzazione di massa. I protagonisti questa volta sono i cosiddetti scooteroni, mezzi a due ruote potenti, agili e facili da guidare sia in città sia sulle strade extraurbane. Lo scooterone tende a sostituire l’automobile ed non è usato esclusivamente dai giovani.
La vera moto, invece, sta diventando un mezzo da “diporto”, cioè da usare nel tempo libero, durante le vacanze, costoso, pieno delle più moderne tecnologie, quasi un nuovo status .
Il primo articolo che tratteremo sarà dedicato alla casa motociclista Moto Guzzi.imagesymbol.

Tratto da progettocentocin.altervista.org

Lascia un commento