FROM ITALY to DAKAR via Chinguetti- prima parte

La cosa più pericolosa da fare è rimanere immobili.
(William Seward Burroughs)
Il desiderio irrefrenabile di provare nuove emozioni, d’incontrare nuove persone, la volontà di rimettermi nuovamente alla prova, mi ha pervaso, ho così deciso di ripetere l’avventura dakariana, alzando l’asticella: quest’anno svolgerò anche l’incarico di referente italiano al Dakar Desert Challenge.
Il tempo scorre veloce ed il momento della partenza è imminente, purtroppoimage

 

i media ci bombardano di notizie poco rassicuranti su Isis ed Ebola…

Pur comprendendo le problematiche non nutro dubbi sulla partenza. Il gruppo si è formato praticamente nelle ulimagetime settimane utili, in questi casi possiamo proprio dire “italian style”! Non siamo numerosi, il momento socio-economico ha sicuramente influito, il team è composto da5 moto ed un mezzo 4×4, un totale di 8 persone. Considerazione a margine, sono il partecipante anagraficamente più “esperto”.

Il gruppo si incontra a Genova, all’imbarco della nave. Comprenderò immediatamente che la miscela intrinseca del viaggio ha lavorato per noi, siamo naturalmente coesi. I ragazzi, li chiamerò spesso così, sono incredibilmente tranquilli e sereni, la famigliola ha all’attivo svariati viaggi africani e con Stefano, il capo famiglia, ci siamo capiti al primo sguardo.
La nave lascia il porto ed ha inizio la nostra avventura. Passeremo 48 ore determinanti per resettare la mente dal vorticoso ritmo cittadino, permettendoci di riallinearci al più semplice bioritmo africano, noto per la sua essenza primordiale.image
Le ore scorrono tra racconti d’avventure passate, scambi di software di gestione mappe, risate, pasti terribili che mai rimpiangeremo, consumati nel self-service della nave.
Imparerò a conoscere i due bmwisti, Cristian e Mattia, sempre sereni, scanzonati, fantasiosi; hanno un PC in due, un gps in due ed alla domanda “comunque lo sapete usare, vero?” vi lascio immaginare la risposta! Potrebbero sembrare sprovveduti ma non confondetevi: risulteranno sempre presenti e coscienti del presente.
Gli altri due componenti sono Francesca, la prima donna ad affrontare il viaggio alla guida di una moto, e Johanatan. Hanno 23 anni, guidano due ktm, hanno già all’attivo diverse esperienze africane a due e a quattro ruote. Eccellente.
Sul 4×4, un fantastico toyota FZJ 76 iperpreparato, viaggiano Stefano, Sara e la loro timida figliola Alessia: sono esperti viaggiatori, guidano un mezzo nato per questi percorsi, e sono estremamente simpatici.

imageArriviamo a Tangeri in tarda mattinata. Depositati i bagagli in hotel dedichiamo qualche ora a visitare la Casba scattando le prime foto.

La carovana proveniente dal Portogallo arriverà poco più tardi, intorno all’hotel si contano una ventina di moto e quasi cinquanta fuoristrada, alcuni dei quali dall’aspetto decisamente accattivante, uno spettacolo veramente entusiasmante.
Presento il gruppo italiano all’organizzazione; siamo tutti molto eccitati e andremo a letto tardi per alzarci presto, cosa che capiterà spesso nei giorni a seguire.image

 

 

 

 

Tappa 1 Tangeri-Marrakech 568 km

La sveglia suona presto e sono emozionato.Oggi sarà il mio primo briefing, durante il quale mi toccherà tradurre dallo spagnolo e dal portoghese le osservazioni sulla tappa odierna.image

Compito non particolarmente difficile, se sottovalutiamo il fatto che non abbia mai studiato il portoghese e che sia supportato dalla semplice affinità della nostra lingua con lo spagnolo. Dovrò svolgere questo compito tutte le mattine e l’operazione andrà a buon fine. Mi scopro anche traduttore improvvisato!
Dopo aver terminato l’operazione di fissaggio delle 20 moto sui due carrelli, siamo pronti ad affrontare la tappa più noiosa di tutta l’avventura: 570 km di asfalto sono l’unica soluzione per spostarci velocemente verso sud.

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Lo scorso anno fu una tappa terribile, ore di guida sotto secchiate d’acqua, che non ci diedero un attimo di pace. Quest’anno siamo invece più fortunati, il sole splende alto e possiamo ammirare il panorama.
Ci godiamo il tramonto nella città imperiale per antonomasia, Marrakech. Preso possesso delle camere e scaricati dal mezzo assistenza alcuni bagagli, il team Italia decide di consumare il pasto nella piazza più famosa del Marocco, piazza Jemaa el Fna .

Questo famoso luogo, anche se spinto da esigenze di vendita per favorire il turismo occidentale, riesce comunque a trasmettere attraverso i suoi profumi, vapori, colori e rumori i contrasti tipici dell’alto Magreb.

Tappa 2 Marrakech-Mhamid 445 km
Lasciamo le moto sul carrello..i nostri tasselli ringrazieranno.

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Oggi avremo una tappa interlocutoria, punteremo in direzione dell’Atlas, le Alpi marocchine, e dopo aver superato salite impervie saremo accolti da un paesaggio montagnoso di rara bellezza, sino al passo di Tizi Ní Tichka posto a 2260 mt d’altezza.
Al termine della successiva discesa possiamo finalmente iniziare l’avventura da attori protagonisti.

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Scarichiamo le moto e dopo la vestizione di rito, affrontiamo a ritmo tranquillo il primo sterro africano. Un dolce largo pendio si distende costeggiando un fiume, alziamo la prima sabbia, costeggiamo palmeti rigogliosi, attraversiamo paesini che si fermano al nostro passaggio.
I bimbi come sempre ci accolgono a grandi urla e questa scena diventerà una consuetudine nei giorni a seguire.

Il buio ci accompagnerà mentre solchiamo le ultime onde di soffice sabbia, paghi per aver finalmente iniziato a guidare le nostre moto, non vediamo l’ora di montare la tenda.

Il campo prende forma, le luci prodotte dai generatori dei grandi 4×4 illuminano i vari gruppi; i motociclisti si dovranno accontentare di illuminazioni ben più spartane, le luci da casco. Questo a volte ci fa sentire privilegiati: sembra di assaporare le vecchie gesta degli avventurieri dei tempi passati.

Tappa 3 Mhamid-Icht 443 km

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Solo uscendo dalla tenda possiamo prendere atto del luogo meraviglioso che ha cullato i nostri sonni.

Le dune illuminate dal sorgere del sole ci avvolgono come un’ala protettrice. La visione ci riempie il cuore.

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Oggi si farà sul serio, sul roadbook compare per la prima volta la scritta “abbassare pneumatici per mucho arena”. Questo sarà il primo contatto del gruppo con la sabbia soffice e Nelson, al brefting, dirà che è solo l’inizio…
Si parte. Mi rendo conto di viaggiare faticando oltre misura, non riesco a controllare la moto, va dove vuole, rischio più volte di cadere, insomma qualcosa non funziona. I miei amici d’avventura se la stanno cavando molto meglio. All’improvviso l’ illuminazione e comprendo di aver dimenticato di abbassare, proprio io, la pressione dei pneumatici
Svelato l’arcano si riparte, finalmente con la sensazione giusta. Riuscirò a riprendere in breve tempo gli altri che mi avevano già distaccato.

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Una pista magnifica si snoda in mezzo alle dune, i grandi solchi molli vanno capiti e digeriti, soprattutto per chi guida le moto più pesanti, ma dopo qualche “incomprensione” procediamo di buon ritmo.

Seguirà una pista dura e veloce sul lago Iriki, un chott, che ci farà arrivare velocemente ad un check-point militare, dove ci attendono una decina di militari sorridenti.

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Solo dopo aver mostrato la lista che mi era stata consegnata da Nelson riusciamo a far passare la carovana del SDC. Le guardie si prodigheranno ad aiutare la bella Francesca che appena superata la sbarra si produce in una pirotecnica scivolata dalla moto ferma!
La pista scompare nel letto di un fiume per un centinaio di metri e ci attenderà un passaggio poco comune ma decisamente stimolante. Dopo aver visitato le Cascate de Atiq percorriamo un bel tratto d’asfalto, vario ed i km scorrono lieti.
Serata nel camping auberge Borj Birmane dove consumiamo un favoloso tajin cucinato nel ristorante del campeggio. Mentre mangio vengo colto da un improvvisa febbre che mi stordisce immediatamente. Per fortuna trovo un giaciglio più caldo nella camerata degli amici svizzeri.imageNon troverò le forze neanche per svestirmi.

 

 

 

 

Tappa 4 Icht-Smara 473 km

 

imageMi sveglio sommerso da una coltre di pesanti coperte e mi sento distrutto.

Decido che non è consigliabile guidare la moto per cui la mettiamo sopra un carrello che a sua volta è posto sopra il carrello più lungo, sì, insomma, una bambolina russa a vista!

La giornata scorre velocemente, il percorso accarezza villaggi marocchini dove bimbi multicolori ci attorniano incuriositi per ogni nostro oggetto.

 

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La pista è molto semplice nella prima parte, poi la sabbia fa capolino e rende tutto molto più pepato. Il vento forte e gelido contribuisce a rendere complesse anche le operazioni di rabbocco carburante.
Tratti di sabbia molle si alternano a bellissime piste su distese piatte, i chott, dove la sensazione di libertà ci pervade.

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Verso sera arriviamo sul terrazzo di un altipiano e godiamo di una magnifica vista su Sagura el Hamra. La successiva impegnativa discesa ci fa ricordare di tenere sempre alto il livello d’attenzione.
Arriveremo a Smara ancora con la luce; il campo circolare prende forma con il sistematico arrivo dei mezzi.

In Africa si perde facilmente il contatto con il calendario. Ci rendiamo conto che stasera festeggeremo il Capodanno, con tanto di fuochi, vino e spumante, anche se il vestiario non sarà propriamente da club esclusivo. Il morale e l’eccitazione per i giorni che verranno ci farà addormentare da lì a poco.

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Tappa 5 Smara-Boujdour km 440
Purtroppo la mia situazione fisica non sembra mutare e mi accingo nuovamente a fare il percorso trasportato nel toyota di Nelson, il grande chef.

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Utilizzare un mezzo dell’organizzazione mi darà la possibilità di vivere e conoscere la parte celata ai partecipanti. Sono innumerevoli le notizie che continuamente i mezzi dislocati nella colonna si trasmettono.

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Siamo sempre online, seguiamo le frequenze dei cb che ci aggiornano sui vari imprevisti che una colonna di quasi 60 mezzi incontra di default.

Siamo testimoni di una serie di interventi meccanici, dal bmw 1200 gs che sembra non gradire tutti quegli scossoni e tende a perdere pezzi, ad alcuni 4×4 che accusano lievi guai meccanici.

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Per fortuna tutto verrà superato grazie ai Macgyver dell’organizzazione che riescono a inventarsi accrocchi quantomeno “fantasiosi”.
La pista ci appare piuttosto piatta, sino a quando saremo ammaliati dalle basse dune del Erg Dra Afrari, dove alcuni 4×4 subiranno i primi insabbiamenti.

imageUn tratto d’asfalto che ricorda l’interno di un formaggio a buchi ci porta alle porte di Boujdour. Ancora godendo della luce del giorno montiamo il campo alle porte della città dove ci aspetta un terreno sassoso. Sarà la peggiore location di tutto il percorso.

Il team Italia decide di regalarsi un pasto “comodo” e andiamo a mangiare il classico tajiin di pollo al ristorante. Passeremo la serata cercando una wifi decente e anche se siamo coscenti che più a sud andremo e più i collegamenti risulteranno approssimativi, alla fine desistiamo visti gli esiti assai scarsi.

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to be continued..

Articolo e Photo di Marco Marengo

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