DAKAR 2016 – STEFANO MARRINI UNICO PILOTA ITALIANO NELLA CATEGORIA AUTO

stefano dakarCon curiosità scorriamo l’elenco iscritti alla mitica Dakar, edizione 2016. Increduli e con un briciolo di sollievo troviamo nella categoria Auto  l’unico connazionale, il N° 413 Stefano Marrini che correrà su Mitsubishi Pajero ex Rally Art. Sinceramente un po’ perplessi per l’assenza di piloti italiani, rinomati amici di cui abbiamo seguito le gesta nelle edizioni precedenti, ci mettiamo in contatto con Stefano per una breve intervista che accetta volentieri e con disponibilità. Chi è Stefano Marrini?

marriniPilota toscano, precisamente di Arezzo, classe 1974, Stefano ha debuttato nel 1996 nel mondo dei Rally. Già dalle prime gare dimostrava le sue buone capacità di guida che lo avrebbero portato in seguito a costruire un lungo palmarès con partecipazioni nazionali ed internazionali ai più importanti Rally. Iniziava la sua carriera passando da una Peugeot 106 xsi gr “self made” e dalle gare minori, all’esordio in un Mondiale e alla partecipazione al Rally di Sanremo, ultima edizione sugli sterrati toscani, con una Ford Escort Consworth.

Dopo vari trofei vinti, ottimi piazzamenti raggiunti e partecipazioni ai Rally di ogni parte del mondo, dalla Gran Bretagna alla Finlandia, dall’Argentina al Giappone, alle Filippine, per dirne alcuni,  vivendo anche raid, gare ed avventure off-road, nel 2011 gli viene confermata la possibilità di esaudire quello che corrisponde al grande sogno di molti di noi: partecipare alla Dakar. Il raid per eccellenza, edizione 2012, veniva vissuto da Stefano con una buona prestazione fino all’undicesima tappa. Ormai innamorato dell’esperienza dakariana, nel 2015, alla sua seconda partecipazione, il pilota aretino ha dovuto alzare bandiera bianca appena alla terza tappa, a causa di problemi al motore del suo Mitsubishi Pajero, penalizzato anche dal grande caldo e dalle asperità del percorso.

Stefano, da dove nasce la tua passione per l’Off Road? Sono prevalentemente un pilota Rally ma allo stesso tempo sono appassionato della Dakar e, nonostante prediliga la velocità e faccia attenzione alle prestazioni della vettura, la passione e il fascino per questa gara mi è entrata nel sangue e prevalgono su tutto (ndr).

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Questa è la tua terza partecipazione alla Dakar, che aspettative hai ? ci descrivi le due prime partecipazioni? Le prime due partecipazioni hanno avuto sorti veramente diverse. La prima è stata esaltante con 11 Tappe su 14 portate a termine! Direi che me la sono goduta anche ottenendo dei tempi parziali inaspettati nonostante il tipo di vettura usato, il mio Mitsubishi Pajero. La seconda invece ….un disastro!!! Sono rimasto fuori gara in un tratto di fesh fesh interminabile che ha visto il ritiro di ben 42 vetture. Aspettative per questa edizione?…non lo so. La Dakar è stranissima, dipende molto dalle difficoltà che gli organizzatori decidono di inserire nel percorso, per cui, come dico sempre, “dietro ogni curva ci può essere sempre  un ostacolo insuperabile che ti mette fuori gara” e non mi riferisco ad errori di guida o navigazione ma a circostanze legate alle difficoltà di percorso che gli organizzatori programmano di proposito per creare selezione, una selezione giusta e dovuta, parlando di questo grande evento! Quindi l’obbiettivo è sempre quello di terminare la gara ma sempre consapevole che sarà difficilissimo!

Sei l’unico italiano che parteciperà nella categoria auto, ci descrivi il mezzo? Guiderò un Mitsubishi Pajero ex Rally Art T2 ormai T1 per motivi regolamentari, data la scaduta omologazione. E’ una vettura fantastica in percorsi guidati con fondo duro ma purtroppo poco performante nei tratti di fesh fesh e sabbia in quanto meno potente e ovviamente più pesante delle macchine che si contenderanno la Dakar. Cercherò di sfruttare al massimo le doti di grande regolarità ed affidabilità.

Cosa pensi nell’assenza di piloti italiani? Questa è la domanda più difficile che potevi fare…Sono ormai alla terza partecipazione ma ancora non sono riuscito a darmi una risposta. In parte direi che il problema vero della Dakar sono i costi altissimi e quindi capisco perché soprattutto in questi momenti di crisi gli altri piloti rinuncino a partecipare. Allo stesso tempo però io ci sarò….e il mio budget è veramente rosicato. Ci sarò perché a me innanzitutto basta esserci, mi basta far parte di un mondo fantastico e mi piace provare esperienze uniche che questa gara ti dà. Ovviamente il rischio di ritiro è alto ma la voglia di esserci supera la paura di ritirarmi velocemente e lo spirito avventuriero mi aiuta a pensare che, in qualche modo, posso andare avanti giorno per giorno. Quindi, come detto prima, non so se faccio bene ad esserci in condizioni “precarie” piuttosto che non esserci, con la speranza di avere un budget che per lo meno per me…non arriverà mai!!! della serie: meglio poco e vissuto che nulla e desiderato (ndr)!

Per partecipare ad una Dakar è importante una certa preparazione, tu come ti sei preparato? Assolutamente si. E’ importantissimo essere preparati fisicamente ed è per questo che ormai da tempo ho la sveglia alle 6 del mattino per l’oretta quotidiana divisa tra tapis roulant ed esercizi vari, ovviamente anche coadiuvati da una importante attività ciclistica utilizzando le bici Atakama che io costruisco e che…non a caso hanno proprio questo nome! Credo che la preparazione  migliore sia nella testa di ogni pilota, attitudine alla fatica e grinta sono delle caratteristiche che ognuno di noi deve avere dalla nascita, ed in tal senso mi sento fortunato.

Quanto è difficile la ricerca di sponsor per queste gare? E’ difficilissima. In questo momento da noi in Italia gli sport motoristici, che non siano la F1 o La MGP, non godono di grande interesse collettivo. Oltre a questo la grande crisi economica che ci ha accompagnato negli ultimi anni ha appesantito il problema. Però anche in questo ho visto, dal punto di vista manageriale, l’evento Dakar come un evento che si colloca sopra le righe e che quindi può aprire porte che non ti aprono altre attività similari, come dire “si vive di speranza” ma comunque si vende il prodotto migliore! Tante persone ti danno una “mano” perché anche se non credono nel ritorno diretto di immagine vogliono comunque sentirsi parte dell’avventura!

Quanta importanza dai al navigatore? anche perché la maggior parte delle volte si parla di più del pilota e si da meno  inportanza al co-pilota? Il navigatore alla Dakar è fondamentale. Ovviamente io penso che all’interno della Dakar ci siano due gare distinte, una per i big e l’altra per i privati e, di conseguenza, anche i ruoli dei navigatori sono completamente differenti. Nel primo caso il navigatore deve essere veramente bravo a leggere e indicare tutto il percorso e le difficoltà durante la gara mentre, nel secondo caso, di cui faccio parte io, il navigatore deve essere soprattutto un amico che condive con te le sofferenze e le difficoltà, ti aiuta a “spalettare” e ti tiene su di morale, condividendo i lavori da eseguire attorno alla vettura durante le prove speciali.

Nella tua esperienza dakariana hai trovato solidarietà tra i piloti? Assolutamente si!!! Questa è la cosa più bella, come dicevo prima, i più forti fanno gara a sé e difficilmente ti aiutano ma questo è comprensibile, mentre tutto il resto della carovana si aiuta condividendo felicità e pene. Ricordo benissimo alla prima Dakar di aver dato una mano ad un motociclista esausto che non era in grado di tirar su la moto e l’anno scorso mi sono fatto qualche centinaio di metri a piedi di notte per portare dell’acqua ad un altro equipaggio che era rimasto senza…MA E’ NORMALITA’ NESSUNO E’ EROE…

Ecco, allora facciamo un grande in bocca al lupo a questo…lupo solitario italiano, con un’altra curiosità che di sicurò aprirà i prossimi articoli con cui seguiremo la sua avventura: chi sarà questa volta il suo navigatore?

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William & Chiara

marrini stefano

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